La storia si può raccontare in modo semplice e breve. La Consulta il mese scorso ha bocciato il taglio degli stipendi ai magistrati e ai dirigenti pubblici. Scelta magari in linea con la legge, ma oggettivamente poco opportuna. L'impressione che simile non mangi simile, appare imbarazzante. Ora la notizia che le toghe riavranno con effetto immediato anche tutti gli arretrati. Si dirà: anche questo gli spetta, è la legge. Giusto. Però, anche gli imprenditori, le aziende che da anni aspettano il pagamento dei loro crediti con lo Stato, dovrebbero essere garantiti con la stessa velocità. Ma a quanto pare i tempi della legge non sono uguali per tutti, si accorciano e si allungano in base agli interessi particolari. Tutto questo è il segno della miopia di una classe dirigente chiusa e senza più contatti con il mondo.
Il provvedimento è stato firmato da Monti prima di volare in Afghanistan. Insomma, la precedenza va agli arretrati per i magistrati, solo dopo si parte per andare a visitare i soldati in prima linea. Una caduta di stile da parte di Monti, premier di quel governo che non trova i soldi per gli esodati, che taglia la sanità, che predica rigore e austerità, che ci ricorda come tutti quanti dobbiamo fare sacrifici per risanare il debito pubblico e uscire dalla crisi.
Questo governo che non guarda in faccia a nessuno riesce, però, a trovare immediatamente e senza battere ciglio gli arretrati per l'unica classe che in Italia non si può toccare. I magistrati non si sacrificano, non sbagliano, non possono essere criticati e sono al di sopra di ogni sospetto, ma anche al di sotto di ogni riforma.
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