Matteo Renzi, chiudendo la tre giorni dei rottamatori alla Leopolda, lancia la sfida con la creazione di un 'Wiki-Pd', capace di far arrivare a tutti le idee e le proposte dei rottamatori, grazie a Internet. "Valorizziamo i militanti, i circoli, andiamo noi fuori, non portiamoli nelle nostre stanze. Un partito degno di questo nome, democratico, non fa burocrazia interna, ma si apre".
"Siamo a un bivio - ha chiarito Renzi - non possiamo tornare alla Leopolda 3, dobbiamo scegliere i tempi del nostro lavoro -ha spiegato Renzi-. Pensavamo ad una associazione ad un think tank, ma a che serve? Serve invece che da stasera si vada su Internet, con le
cento proposte per cambiare il nostro Paese, con il Wiki-Pd. Da qui parte la sfida,
dobbiamo essere capaci di porre una speranza".
Quanto alla sua candidatura dice di no ma poi chiarisce: "Parlando il linguaggio della verità, alla fine
non so se ci candideremo anche a qualcosa. Vedremo". "Nei prossimi tre mesi cercheremo di far conoscere le nostre proposte in tutta Italia e in tutti i luoghi di lavoro. Così riporteremo l'Italia a essere una super potenza culturale, la patria della bellezza e non della volgarità". Secondo Renzi "si deve ragionare in modo completamente diverso,
noi dobbiamo invadere la sfera della politica con contenuti veri e seri - ha sottolineato -.
Non possiamo scendere sullo stesso terreno di chi sta fuori, e
aggiungere un altro candidato a Pier Luigi, Nichi e Antonio". Certo, ha aggiunto, "tocca a noi, tocca a me, ma tocca a tutti, alla mamma come al dirigente politico".
Quindi il sindaco di Firenze ha incalzato: "Bisogna avere il coraggio di dire che
in un Paese non è normale che cambino tutte le volte i simboli e i nomi dei partiti e rimangano le stesse facce. Abbiamo esaurito, cambiando continuamente i simboli dei partiti, foreste e fattorie. Teniamoci i simboli dei partiti attuali, ma vanno cambiate le face, la classe dirigente".
"Il mio Pd non parte dai dirigenti per poi dare una linea agli eletti ma parte dagli elettori, che sono i veri protagonisti.
Il marchio del Pd non lo hanno registrato Bersani o Veltroni, ma lo registrano ogni volta migliaia di cittadini che vanno alle primarie". "Su questo -ha aggiunto- siamo
pronti a una battaglia di idee dentro il centrosinistra".
Ma Renzi intende rottamare anche il modo di fare politica. "E' evidente che c'è un problema di rapporto con le vecchie ideologie dei partiti. Lo dico con il massimo rispetto verso Pier Luigi Bersani.
Il modello di Pd per cui ci sono i dirigenti che danno la linea agli eletti, i quali sono chiamati ad andare dagli elettori a fare volantinaggio per spiegare,
andava bene nel '900". "Le primarie non sono solo un modo per selezionare in un modo diverso la classe dirigente - ha osservato - sono un ribaltamento, gli elettori che scelgono, non con il casting, e che poi possono andare a muso duro a dirgli cosa hanno fatto o cosa non hanno fatto.
Se pensate che io debba prendere la linea economica di questo Paese da un signore che non prende nemmeno i voti nel suo condominio, io non ci sto".
Renzi chiarisce che la questione non è generazionale. "
Sarebbe facile dire che Berlusconi ha cinque anni meno di mia nonna". Il problema è che "in Italia la classe dirigente è sempre la stessa da vent'anni, sempre gli stessi nomi da quando io ero al liceo e all'università".
E quello che i rottamatori vorrebbero è anche uno stile diverso di fare politica. "Mandando in pensione il berlusconismo,
spero si mandi in pensione anche l'antiberlusconismo, quello che attacca chi non la pensa come te".
Quanto ai capisaldi, "
la parola chiave del centrosinistra è giustizia sociale, ma - secondo il leader dei rottamatori - non la garantisce un sistema fermo, conservatore. C'è un
egualitarismo che stupra il concetto di uguaglianza". "Il centrosinistra non può dividere i lavoratori dagli imprenditori. Non è questo il centrosinistra che vogliamo".