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Inviato: mercoledì 16 settembre 2009 16.25
A: Tapparo Mauro
Oggetto: STOP ALLA COSTRUZIONE DI NUOVE MOSCHEE IN ITALIA, C'HANNO ROTTO I
COGLIONI! ti ha inviato un messagg...
Angelo Cortesi ha inviato un messaggio ai membri di STOP ALLA COSTRUZIONE DI
NUOVE MOSCHEE IN ITALIA, C'HANNO ROTTO I COGLIONI!
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Oggetto: Imputava alla ragazza uno stile di vita non musulmano. Marocchina
uccisa dal padre.
MONTEREALE VALCELLINA (Pordenone) - Prime parziali ammissioni da parte di El
Ketawi Dafani, fermato martedì sera dai carabinieri con l'accusa di aver
ucciso a coltellate in un boschetto di Montereale Valcellina la figlia
diciottenne Sanaa perché non condivideva la relazione che la giovane aveva
con l'italiano Massimo De Biasio, cristiano e di tredici anni più vecchio.
AMMISSIONI - Il marocchino è stato interrogato per tutta la notte e - da
quanto si è appreso - dopo un primo silenzio assoluto, all'alba ha
cominciato a rispondere alle domande. Le sue parole avrebbero permesso ai
carabinieri di accertare la sua presenza sul luogo del delitto e alcune
contraddizioni dell'uomo potrebbero avvalorare lo scenario ricostruito sulla
base di testimonianze di persone che conoscevano e frequentavano Sanaa e il
fidanzato Massimo. La loro relazione era osteggiata dal padre della ragazza
per la differenza di età, ma soprattutto per la diversa religione
dell'italiano. Particolare quest'ultimo confermato dal procuratore della
Repubblica di Pordenone, Luigi Delpino. «Fra le ipotesi al vaglio degli
investigatori c'è anche quella dei motivi religiosi» ha detto Delpino.
«Abbiamo indizi molto probanti che ci portano alla certezza che il
responsabile dell'omicidio di Sanaa sia la persona che abbiamo fermato, cioè
il padre», ha aggiunto il comandante provinciale dei Carabinieri di
Pordenone, Fabio Antonazzo. I rapporti fra Sanaa e Massimo e il padre della
ragazza, già molto tesi - secondo le testimonianze - erano peggiorati dopo
la decisione della 18enne di andare a vivere con il giovane, una scelta che
per suo padre era in contrasto con lo stile di vita musulmano. Ora fra le
aggravanti ipotizzate nei riguardi dell'uomo, quale indiziato dei reato di
omicidio pluriaggravato, tentativo di omicidio e porto abusivo di arma, ci
sarebbe oltre a quella del rapporto di parentela, anche quella della
premeditazione.
Massimo De Biasio, il fidanzato della ragazza uccisa (da facebook.com) IL
FIDANZATO HA CERCATO DI DIFENDERLA - Secondo una prima ricostruzione del
delitto, El Ketawi Dafani ha atteso la coppia a Grizzo di Montereale
Valcellina: i due giovani si stavano recando in auto al ristorante dove la
ragazza lavorava e di cui il fidanzato è socio. L'uomo ha bloccato la
vettura e ha aggredito la figlia, ferendo il fidanzato che disperatamente
tentava di difendere la 18enne dalle coltellate del padre. La ragazza ha
cercato inutilmente di fuggire nel bosco, ma il padre l'ha raggiunta
squarciandole la gola e lei è morta dissanguata. È la ricostruzione che
hanno fatto i Carabinieri della Compagnia di Sacile (Pordenone) degli ultimi
minuti di vita di Sanaa. Il fidanzato della vittima, Massimo De Biasio, è
stato ascoltato dai carabinieri per pochi minuti durante la notte
nell'ospedale di Pordenone dove il giovane è stato sottoposto a un
intervento chirurgico. Le sue condizioni non sono gravi e non è in pericolo
di vita. I medici gli hanno riscontrato varie ferite di coltello all'addome
e la recisione dei tendini delle mani, causata dalle coltellate che l'hanno
colpito mentre tentava di difendere la fidanzata. Gli elementi forniti dal
giovane - hanno riferito gli investigatori - sono compatibili con la
ricostruzione del delitto che è stata fatta finora sulla base delle
testimonianze raccolte da amici e conoscenti della coppia. Sempre nel corso
della notte, El Ketawi Dafani è stato trasferito in stato di fermo nel
carcere di Pordenone.
L'ARMA - Decine di carabinieri intanto stanno setacciando il boschetto di
Grizzo di Montereale Valcellina alla ricerca del coltello con il quale
Dafani ha ucciso la figlia. Gli investigatori sono convinti che l'uomo si
sia liberato dell'arma subito dopo il delitto lasciandola nel bosco. Il
ritrovamento del coltello è giudicato particolarmente importante dagli
investigatori perché consentirebbe di rilevare numerosi elementi per
confermare - o meno - la ricostruzione del delitto.
«NOI PARTE CIVILE» - Nel frattempo il ministro per le Pari opportunità Mara
Carfagna ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo per
l'omicidio di Sanaa. «Un delitto orribile, disumano, inconcepibile, frutto
di una assurda guerra di religione che è arrivata fin dentro le nostre case.
Per questa ragione chiederò all'Avvocatura dello Stato di potermi costituire
parte civile nel processo, non appena sarà iniziato» ha spiegato il
ministro.
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