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lunedì 11 agosto 2008
ROSSO: E' UN VESTITO ROSSO!!!!!!
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Ferrero cita don Milani: Politica è camminare insieme
Inserito da Il Brigante Rosso (del 10/08/2008 @ 10:24:35, Tratto da Liberazione, linkato 27 volte)
Nella stanza del segretario di Rifondazione comunista, al terzo piano di viale del Policlinico, c'è Paolo Ferrero. I condizionatori sono spenti, fa un gran caldo. «Altro che gelo siberiano, segretario. Eppure dicono che sei trinaricuto...». Nessuna risposta, Ferrero non raccoglie. Seduto dietro la scrivania, guarda al computer le ultime notizie che arrivano dall'Ossezia. Una guerra, una nuova guerra nel pianeta. In Georgia, dove più di un secolo fa nacque Stalin. Ma quella è storia, questa è cronaca. La nostra chiacchierata inizia da qui. Ferrero taglia un sigaro, lo accende - la finestra è aperta - osserva: «Questi sono i risultati della crisi della globalizzazione. Dobbiamo uscirne da sinistra. Siamo stati troppo attenti a noi stessi, rischiando di diventare autoreferenziali». Ferrero pensa a una grande manifestazione in ottobre, preceduta da un'assemblea in settembre, dà un'occhiata all'agenda e conferma: «Sarà domenica 14». Che intende fare di preciso segretario? «Bisogna tornare nel sociale. Penso a una frase di Don Milani: di fronte a un problema sortirne da soli è egoismo, sortirne insieme è politica».
Una risposta di sinistra alla crisi della globalizzazione, l'obbiettivo è ambizioso...
La crisi della globalizzazione è evidente. Ne sono l'immagine più efficace e tragica le guerre in corso e quelle che ci saranno nei prossimi anni, per l'energia, l'acqua, le materie prime. Siamo di fronte a una crisi di civiltà, amplificata a casa nostra dal governo Berlusconi. Tentare di trovare un'uscita da sinistra significa costruire un'opposizione di sinistra a Berlusconi e a Confindustria.
Ricordi la battuta fulminante di Woody Allen: "Dio è morto, Marx è morto… e anch'io oggi non mi sento molto bene! ..."?
Quello che è mancato nei primi cento giorni del governo Berlusconi è proprio un'opposizione di sinistra.
Ma la sinistra oggi - almeno quella italiana - è sparita dal Parlamento.
Penso che comunque un'opposizione parlamentare non basterebbe. Bisogna costruire la sinistra nella società.
C'è già qualche appuntamento in vista?
Il 13 settembre il comitato politico nazionale eleggerà la nuova direzione e la nuova segreteria. Il giorno successivo, il 14, una grande assemblea lancerà la campagna di autunno. L'obiettivo è quello di arrivare in ottobre a una manifestazione di tutta la sinistra, di tutte le forze a sinistra del Partito democratico.
Domanda d'obbligo: con o senza l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro?
Ho parlato di una manifestazione di tutta la sinistra, dunque Di Pietro non c'entra. Vogliamo tornare a discutere di questioni sociali, della difesa dei contratti di lavoro, dei salari, delle pensioni. Ribadire il nostro "no" alle grandi opere, alla Tav. Mettere al centro i temi della pace e della guerra, quindi la nostra opposizione al raddoppio della base di Vicenza. Poi c'è la questione morale, diciamo "no" al lodo Alfano. Lo sbarramento alle elezioni europee è antidemocratico. Continueremo la nostra battaglia per i diritti civili, contrasteremo le leggi razziste sull'immigrazione. Vogliamo fare una manifestazione per segnalare un'alternativa di società rispetto al progetto di Confindustria e Berlusconi. Una manifestazione di tutta la sinistra, perchè abbiamo ben presente che Rifondazione è soltanto un pezzo di questa sinistra.
Unità a sinistra in che termini: costituente, federazione, cartello elettorale o qualcosa di diverso?
Non perderei tempo sulle formule, sull'ingegneria politica. Penso alla massima unità di azione nel rispetto reciproco, a un confronto continuo fra esperienze diverse, a una contaminazione. In questo momento così delicato - lo dico in questa intervista - non c'è bisogno di primi della classe e fughe in avanti. Il problema è quello di mobilitare tutta la sinistra su una piattaforma comune. Cercherei di non far morire un fatto politico importante come la costruzione di un'opposizione di sinistra dividendoci su costituenti, federazioni e via dicendo.
Intanto cominciamo con l'unire Rifondazione...
E' stata proprio la maggioranza a chiedere la gestione unitaria. Del resto la mia idea di partito è un partito di tutti, dove nessuno si sente ospite. All'attacco della destra si risponde lavorando nella società, sul territorio. In questo senso la manifestazione di ottobre non è un punto di arrivo ma un punto di partenza.
Capitolo alleanze. Ti chiedono sempre quali saranno i rapporti con il Partito democratico e con Walter Veltroni. Spiegaci.
La crisi della globalizzazione viene affrontata da destra con la logica della guerra fra poveri, dei penultimi contro gli ultimi. La coperta è stretta, governo Berlusconi e Confindustria ti promettono che sarà qualcun altro a rimanere con i piedi di fuori. Lo zingaro, il povero, il diverso. Ecco così nascere le politiche securitarie per rispondere alla crisi sociale. Arriviamo al Partito democratico. Che fa? Semplicemente non costruisce un'alternativa. Balbetta, resta in una terra di nessuno fra le pulsioni della destra e i drammi sociali. La penso così: non costruire un'alternativa non basta, significa non dare risposte alla crisi della globalizzazione.
Proprio non ti piace questo Pd. (Ferrero indica un'intervista di un quotidiano a Giuliano Amato).
La vocazione centrista del Pd si racchiude nelle dichiarazioni dei suoi esponenti di punta. La spinta verso il centro appartiene più al Pd che al Pdl. L'apertura all'Udc di Casini è solo la punta dell'iceberg. Il vero tema in discussione è l'inversione di rotta: con questa idea della commissione "Attali" che Amato ha accettato di presiedere a Roma, la politica diventa neutra, pura amministrazione del potere. Ecco perché parlo di autonomia dal Pd come pre-condizione per una sinistra che vuole dare risposte alla crisi della globalizzazione.
Confessa: senza falce e martello Rifondazione non esiste.
Il riferimento al comunismo non è un fatto di memoria. Si tratta di avere un universo simbolico alternativo a quello dominante. Mi spiego: per la destra il ricco è ricco perché se lo merita, il povero è povero perché se lo merita. Non riesci a pagare un mutuo? Colpa tua perché non hai trovato un lavoro che ti permette di guadagnare abbastanza. In questo schema le persone vivono i problemi sociali come drammi individuali. Un'atomizzazione della società.
Che fare?
Il problema dei comunisti, il problema della sinistra, è quello di ricostruire il conflitto, riconoscendo l'elemento collettivo del disagio sociale. Don Milani diceva: di fronte ad un problema sortirne da soli è egoismo, sortirne insieme è politica. Oggi l'individualismo e la solitudine portano alla richiesta di politiche securitarie. Voglio invece un universo simbolico diverso da quello dominante. Voglio l'eguaglianza. Insomma: bisogna dire e far capire che le diseguaglianze non sono colpa tua ma di qualcuno che te le impone. Il riferimento al comunismo come fatto pienamente politico significa avere la forza per costruire un universo simbolico alternativo. Penso a una sinistra ampia, in grado di rifare quello che ha fatto in anni di lotte il movimento operaio, che discuteva delle sue condizioni di lavoro e di vita per poi prenderne coscienza e migliorarle. Il movimento delle donne ci insegna che socializzare, parlare, discutere insieme dei problemi porta non solo alla presa d'atto ma anche al loro possibile superamento.
Ci sarà da lavorare parecchio.
Mentre nella fabbrica fordista la visibilità delle condizioni di lavoro di ciascuno era lampante, il precario di oggi è nascosto, isolato, separato. La destra cerca di tradurre un rapporto di sfruttamento in una relazione giuridico commerciale. Di mettere in rapporto il lavoratore autonomo, il precario e l'azienda come fossero due soggetti alla pari. Il marxismo oggi serve a disvelare la mistificazione di questi rapporti per far emergere l'elemento dello sfruttamento che li caratterizza.
Scusa l'insistenza: la parola comunista è davvero così importante?
In Italia tutte le volte che si è abbandonato il nome comunista, anche per andare più a sinistra, si è finiti a destra.
Torniamo a Rifondazione comunista. Ora che il congresso è finito non si dovrebbe più parlare di mozioni. Però ci sono due documenti politici, uno di maggioranza e uno di minoranza. Sono davvero così inconciliabili?
Inconciliabili? Nella mia idea di partito - lo ripeto - nessuno è ospite a casa di altri, siamo tutti protagonisti. Se invece guardiamo ai documenti delle differenze ci sono. Il documento approvato a Chianciano e che oggi è a tutti gli effetti la linea politica del Prc dice che Rifondazione c'è per l'oggi e per il domani. Mi riferisco sia al partito organizzato che al progetto della Rifondazione comunista in quanto tale. Secondo: quale rapporto avere con il Partito democratico? Piena autonomia, perché il tuo progetto strategico è alternativo. Ad esempio, sarebbe sbagliatissimo rientrare nella giunta regionale calabrese. Terzo: la sinistra deve reimmergersi nella società.
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