Petizione in spagnolo Questa è la mia storia. Sono padre di Isabella, una bellissima bambina che è stata portata in Ecuador dalla mamma, la mia ex moglie. Non la vedo da 238 giorni. Ma facciamo un passo indietro. La storia fra me e la mia ex compagna, originaria dell'Ecuador, è iniziata nel 2006 ad un torneo di scacchi in Francia. Ci siamo conosciuti, innamorati e lei si è trasferita in Italia a Perugia per vivere la nostra storia coronata dall'arrivo di una bellissima bambina occhi blu il 14 maggio 2014. Nel 2017 alla mia ex venne conferito un incarico di Console dell' Ecuador presso la città di Genova e decidemmo così di trasferirci con tutta la famiglia. Nel marzo 2018 purtroppo le nostre strade si divisero e se inizialmente sembrava una separazione consensuale ben presto iniziarono a sorgere le incomprensioni. Decisi di rimanere a vivere a Genova, pur avendo i miei affetti e la mia azienda a Perugia, per vedere regolarmente la mia bambina. Iniziò così un periodo di viaggi prevalentemente notturni tra Perugia e Genova per far conciliare il tempo con Isabella e il lavoro. Se fino a quel momento le decisioni come coppia genitoriale le avevamo sempre discusse e prese insieme tutto cambia. "Mi viene concesso" dalla mia ex compagna di vedere nostra figlia due pomeriggi alla settimana (martedì e giovedì dalle 15:30 alle 19:15 ) e un sabato e domenica alternato al mese. Proviamo la mediazione famigliare per accordarci sulla divisione di vacanze estive e festività. Risultato? Dal 2018 al 2020 nessuna vacanza e nessuna festività ci è stata concessa . Ogni accordo saltava all'ultimo minuto con le scuse più banali! A LUGLIO 2019 ho scoperto che mia figlia e la mia ex compagna stavano partendo; panico per dove? quando tornano? Isa? Provo a chiamare, ma il telefono è spento; provo a mettermi in contatto con la sua famiglia, ma nessuno mi risponde o mi sa dare risposte concrete. Assalito dalla paura di non vedere più mia figlia faccio l'unica cosa che mi sembra sensata e vado dai carabinieri. Sporgo quella che sarà la mia prima denuncia nella speranza che le forze dell'ordine possano rintracciare mia figlia e la madre. Niente. Le due sono in Ecuador e nessuno può fermarle perché hanno usato i passaporti diplomatici. Passano i giorni, interminabili, ma per fortuna tornano. Decido così di rivolgermi a un giudice per far sì che i diritti miei e di mia figlia vengano riconosciuti e rispettati. Dentro di me penso: finalmente si apre un nuovo capitolo più sereno per tutti ma ben presto dovrò ricredermi. Nel 2020 arriva la sentenza. Posso vedere Isabella il martedì e il mercoledì con pernotto a casa nostra e un venerdì, sabato e domenica alternato: in poche parole ottengo l'AFFIDAMENTO CONDIVISO! A luglio 2020 nasce mio figlio Gabriele, avuto dalla mia nuova compagna, Nicolotta, come la chiama Lei. Isabella è al settimo cielo e vuole passare quanto più tempo possibile con il suo fratellino. Ad agosto riusciamo anche a fare una mini vacanza in Umbria. Quando torniamo a Genova, c'è però un'altra sorpresa: Isabella viene nuovamente portata in Ecuador senza il mio permesso nel bel mezzo della pandemia.Torno dai carabinieri e la risposta è sempre la stessa "se viaggiano con passaporto diplomatico non possiamo fare nulla". Chiedo più volte tramite PEC la revoca del passaporto diplomatico di Isabella alle autorità Italiane e dell'Ecuador senza ricevere risposta. È martedì 9 febbraio 2021 ore 15:15 sono davanti a scuola di Isa, escono tutti i bambini, ma mia figlia NO. Cerco la sua maestra, che mi informa del fatto che la bambina manca da scuola da ormai un paio di giorni. Avevo parlato con Isabella la sera prima "Papotto ci vediamo domani.." Ho ancora il numero della signora che fa le pulizie in casa, provo a chiamarla per sapere se a casa manca qualcosa, la povera donna capisce la mia condizione e mi chiede un po' di tempo per verificare. Tempo? Ogni minuto a me sembra un secolo, ogni secondo in cui non so dove sia mia figlia è uno strazio per l'anima. A casa non manca nulla, magari non sono partite davvero. No, impossibile! Ecco il tornado di pensieri che mi assale. Me lo sento, sono sparite di nuovo, ormai so cosa devo fare: chiamare l'avvocato che segue la pratica dell'affidamento, recarmi dai carabinieri, provare a contattare la mamma di Isabella e la sua famiglia. Questa volta c'è qualcos'altro ad agitarmi, una sensazione, un sesto senso. Oggi sono trascorsi 8 mesi dalla scomparsa di mia figlia, non sono riuscito a mettermi in contatto con lei, ma sono stato bloccato sui loro telefoni. Ho combattuto contro tutti e tutto, ho attivato il procedimento per il rimpatrio di mia figlia, ho nominato avvocati, ho cercato di mettermi in contatto con la stampa locale in Ecuador, ho scritto decine di mail a ministri, rappresentanti dello stato, al presidente della Repubblica dell'Ecuador e finalmente.... il 15 ottobre ci sarà la prima udienza sul rimpatrio della mia principessa, un procedimento che secondo la convenzione dell'Aja 1980 (L'Ecuador ha aderito a tale legge internazionale) doveva durare 6 settimane. Sono passati 238 giorni Chiedo che vengano applicate le procedure internazionali per il rimpatrio della minore. Chiedo che venga applicata la legge e che finalmente mia figlia possa ritrovare la pace, riabbracciare suo fratello, i suoi nonni, Nicolotta, e i suoi cuginetti, nel suo paese dove è nata e cresciuta tutta la vita. Da mesi chiedo che il mio ruolo di padre venga tutelato dallo Stato Italiano. Da mesi cerco la serenità di poter essere un buon padre per mia figlia. Aiutatemi a gridare ISABELLA TORNA A CASA! Aiutatemi a ricongiungermi con mia figlia: una bambina che merita di avere un padre e un fratello.
Nessun commento:
Posta un commento