Le donne afgane sono private in tutto o in parte del diritto allo studio. I talebani hanno diffuso le regole sull'istruzione delle donne. Si sono anzitutto espressi sul diritto allo studio universitario, asserendo che le donne avrebbero potuto continuare ad andare all'università, ma in corsi riservati a sole donne e tenuti da docenti donne, di cui, comunque, avrebbero rivisto i contenuti. Sabato 18 settembre hanno riaperto le scuole primarie e secondarie. Le bambine afghane hanno ancora accesso alle scuole primarie (tra i 6 e i 12 anni), riservate esclusivamente a classi di studentesse. Le ragazze tra i 12 e i 17 anni però non sono tornate in aula: il governo ha infatti autorizzato il ritorno alle scuole secondarie per gli studenti e i docenti maschi, senza menzionare le donne. L'eventuale divieto per le ragazze afghane di accedere all'istruzione secondaria impedirebbe loro di diplomarsi, privandole, per l'effetto, dell'istruzione universitaria, come accadeva durante il primo regime talebano. È evidente che il nuovo governo Afgano, nonostante i proclami, perpetua a danno di donne e uomini gravi violazioni dei diritti civili. Le donne e gli uomini nascono liberi, devono essere messi nelle condizioni di migliorare la propria condizione, di evolversi e di inseguire i propri sogni. È dovere dell'occidente, di tutta l'Unione Europea e dell'Italia, impedire che queste violazioni continuino facendosi carico dell'istruzione delle donne Afgane.
In un mondo sempre più collegato, ogni donna e uomo può contribuire al benessere di tutti. Non lasciamole sole.
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