Viviamo una grave crisi. La società civile italiana, una delle più mature e competenti del mondo, è pronta a supportare le istituzioni nel farvi fronte. Per farlo, però, ha bisogno di dati. La cittadinanza, stremata, chiede risposte mirate, meno gravose di "tutti in lockdown". Elaborarle richiede dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini. Il nuovo sistema di classificazione del territorio nazionale in tre aree di rischio rappresenta, in questo senso, un'opportunità, perché comporta un sofisticato sistema di monitoraggio nazionale e quindi genererà, si presume, molti dati di qualità. Il governo è consapevole di tutto questo. Un recente documento di indirizzo pone "la trasparenza e l'accessibilità dei dati al centro della strategia di gestione del rischio pandemico". Pandemia a parte, l'Italia si impegna da tempo per la trasparenza amministrativa. In sede internazionale, per esempio, siede nel board dell'Open Government Partnership. Purtroppo, adottare un indirizzo non è sufficiente: bisogna anche tradurlo in pratica. E questo significa lavoro duro: misure attuative, integrazione di flussi informativi, data stores. Come sempre, la differenza tra il dire e il fare è... il fare. Per questo, chiediamo al Governo italiano di: rendere disponibili, aperti e interoperabili (machine readable) e disaggregati, tutti i dati comunicati dalle Regioni al Governo dall'inizio dell'epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico (compresi tutti gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio e di accertamento e quelli di risultato). Fare lo stesso per tutti i dati che alimentano i bollettini con il dettaglio regionale, provinciale e comunale, della cosiddetta Sorveglianza integrata COVID-19 dell'Istituto Superiore di Sanità e i dati relativi ai contagi all'interno dei sistemi, in particolar modo scolastici. Tutti i dati dovrebbero essere completati dalla data di trasmissione e aggiornamento;rendere pubbliche le evidenze scientifiche che mettono in correlazione la valutazione del rischio, le misure restrittive e l'impatto epidemiologico ad esso correlato; recepire nella gestione, pubblicazione e descrizione dei dati tutte le raccomandazioni della task force "Gruppo di lavoro 2 – Data collection and Infrastructure", presenti nel documento "Analisi dei flussi e mappatura delle banche dati di interesse per la task force dati per l'emergenza COVID-19"; nominare un/a referente COVID-19 su dati e trasparenza, a cui la società civile possa fare riferimento; istituire un centro nazionale dedicato ai dati Covid, che non solo imponga standard e formati, ma che coordini e integri nuovi sistemi di raccolta e individui le criticità in quelli esistenti. Vediamo di continuo decisioni prese per limitare il contagio sulla base di dati che non sono pubblici: la trasparenza è alla base di ogni democrazia! I cittadini hanno il diritto di conoscere su quali dati e quali analisi si basano le decisioni prese dal Governo per le restrizioni dei prossimi DCPM. Da questi dati dipende la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro, la nostra salute mentale: vogliamo che siano pubblici! E vogliamo che siano in formato aperto, perché dobbiamo permettere agli scienziati e ai giornalisti di lavorare per bene. I firmatari di questa lettera sono estremamente preoccupati per il crollo di fiducia generato dalla gestione dell'emergenza Covid. In questo momento una corretta comunicazione, basata sull'evidenza dei dati, è quanto mai importante per comprendere le scelte istituzionali che hanno profonde conseguenze sulla vita delle persone. Promotori Organizzazioni: Associazione onData, ActionAid Italia, Transparency International Italia, Altroconsumo, Associazione Luca Coscioni, Cittadini Reattivi APS, Covid19Italia.help, Fondazione GIMBE, Fondazione Openpolis, Info.nodes, Legambiente, Link Coordinamento Universitario, Medici Senza Frontiere Italia, OpenDataSicilia, Priorità alla scuola, Parliament Watch, Rete della Conoscenza, Scienza in rete, Slow News, The good lobby, Unione degli Studenti. Giornalisti e giornaliste: Raffaele Angius (Wired e Agi), Rosy Battaglia (freelance), Isaia Invernizzi (Il Post), Lisa Iotti (Rai - Presa Diretta), Alberto Puliafito (direttore di Slow News) con tutta la redazione di Slow News, Gloria Riva (L'Espresso), Riccardo Saporiti, (Il Sole 24 Ore e Wired), Irene Sicurella (Rai), Luca Tremolada (Il Sole 24 Ore), Stefano Vergine (freelance), Luca Zorloni (Wired) Cittadini e cittadine: Valentina Bazzarin (ricercatrice), Matteo Brunati (co-fondatore di #CivicHackingIT), Moreno Colaiacovo (bioinformatico), Alice Corona (comunicazione dati & data activism), Daniele Crespi, Giorgia Lodi, Matteo Fortini (attivista digitale), Erika Marconato (co-fondatrice di #CivicHackingIT), Maurizio Napolitano, Chara Paola Masuzzo (scienziata dei dati e attivista open science), Giuseppe Sollazzo, Dott. Marco Visconti (responsabile ICT Area Nazionale Ricerca Cure Primarie del Co.S. Consorzio Sanità) L'hashtag della campagna #datiBeneComune Il sito: datibenecomune.it NOTA BENE: le donazioni che eventualmente deciderai di fare, andranno direttamente a Change.org, per ottimizzare la promozione di questa petizione. I promotori non ricevono in alcun modo denaro derivante da esse.
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