Sono finite in manette sedici persone appena condannate in via definitiva per l'operazione Minotauro 25 febbraio 2015
'NDRANGHETA IN CANAVESE: CONDANNE CONFERMATE
La Corte di Cassazione non annulla il processo
inSharLa '
ndrangheta esiste. Anche se il
procuratore generale, il 30 gennaio scorso, aveva chiesto di rifare il
processo ai primi condannati nell'ambito dell'operazione
Minotauro,
la Corte di Cassazione, dopo otto ore di camera di consiglio, ha
confermato tutte le condanne di secondo grado emesse a Torino a 50
persone ritenute affiliate all'ndrangheta a Torino, in
Canavese e nel resto della provincia. La
Cassazione ha
rigettato i ricorsi delle difese e ha confermato 50 condanne per 416
bis relativo a quegli arrestati che hanno scelto il rito abbreviato.
Quello di Minotauro diventa così il primo processo contro la 'ndrangheta
a Torino e in provincia che si poggia su una sentenza definitiva.
L'impianto accusatorio della procura di
Torino,
che ha coordinato l'inchiesta dei carabinieri, ha quindi retto su tutta
la linea. La sentenza, in via definitiva, conferma che l'ndrangheta
esiste in Canavese come nel resto della provincia di Torino e agisce sul
territorio con l'organizzazione e le modalità di
un'associazione a delinquere di stampo mafioso.
La sentenza della Cassazione, confermando le condanne, pesa come un
macigno anche per gli altri imputati dell'operazione Minotauro,
attualmente al secondo grado di giudizio davanti alla corte d'appello di
Torino.
Tra i canavesani interessati dal processo con rito
abbreviato c'erano Nicodemo e Vincenzo Callà, Nicodemo Camarda,
Giuseppe
Fazari, Cosimo Lombardo, Francesco Marando, Giuseppe e Domenico Racco,
Urbano Zucco e, ovviamente, Bruno Iaria, il boss considerato dagli
inquirenti a capo della locale di Cuorgnè.
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