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giovedì 8 ottobre 2020

Sono nato, cresciuto e vivo in Italia, ma non sono italiano



MAURO - mi chiamo Luca, ho 31 anni, sono nato e cresciuto a Roma da genitori originari di Capo Verde. Ho fatto l'asilo qui, le scuole e infine diplomato come chef. Non saprei come altro definirmi se non italiano. Per la legge italiana, però, non lo sono. A 18 anni ho chiesto la cittadinanza, ma per lungaggini burocratiche, mi hanno detto che ero arrivato tardi e non avevo più diritto alla cittadinanza. Non conosco altra terra all'infuori di questo Paese. A 31 anni non ho alcun documento, né diritti civili. Vivo con la paura di essere cacciato da un momento all'altro. Sono un immigrato irregolare nella mia terra, l'unica che conosco. Chiedo allo Stato Italiano di invertire la rotta e di garantire a tutti coloro che, come me, sono nati in Italia, di essere riconosciuti italiani per legge.



#ApriteGliOcchi: perché se nasci in Italia non sei italiano?

1.043 hanno firmato la petizione di Luca Neves. Arriviamo a 1.500 firme!



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Mi chiamo Luca, ho 31 anni, sono nato e cresciuto a Romada genitori originari di Capo Verde. In questi trentadue anni non ho mai viaggiato fuori dall'Italia:  a Roma ho fatto l'asilo, ho frequentato le scuole dell'obbligo, ho praticato sport giocando a calcio - sono un grande tifoso della Roma - e infine mi sono diplomato e sono diventato chef. Sono italiano e mi sento italiano al 100%: lo sono sempre stato per la mia famiglia, per i miei amici e per i miei colleghi. Per la legge italiana però non sono italiano. A 18 anni ho iniziato a raccogliere tutta la documentazione per chiedere la cittadinanza, un iter burocratico lungo, difficile, complicato. Quando alla fine ho presentato la domanda, ormai avevo da poco compiuto 19 anni ma mi è stato risposto che i tempi ormai erano scaduti e che non avevo più diritto alla cittadinanza. Da allora la mia vita è diventata un incubo: ho iniziato a passare la maggior parte del mio tempo girando per ambasciate, uffici comunali, questure, anagrafe. Il tutto per ricevere un qualsiasi documento che mi permettesse di lavorare, di curarmi, di continuare a studiare, di continuare a rimanere nel mio Paese: l'Italia.Io che sono nato e ho sempre vissuto in questo meraviglioso Paese sono diventato un immigrato irregolare, ho rischiato di essere arrestato e deportato a Capo Verde, paese che non conosco e in cui non ho mai vissuto. In questi anni non ho potuto accettare offerte di lavoro importanti proprio a causa di questa condizione di invisibile. Spesso, anzi, sono stato vittima di datori di lavoro che hanno approfittato della fragilità della mia situazione e che mi hanno sfruttato, discriminato, non pagato. Non posso programmare la mia vita. Non posso pensare al mio futuro. Vivo costantemente con lo spettro di poter essere cacciato dal mio Paese, l'Italia, da un momento all'altro. Credo che sia venuto il momento di aprire gli occhi sulla condizione assurda in cui vivono centinaia di migliaia di persone italiane a tutti gli effetti ma non italiane per la legge. Credo che sia venuto il momento per la politica di assumersi le sue responsabilità e non tagliare fuori questa moltitudine di invisibili. Chiedo quindi al Governo e ai principali partiti politici che si attivino subito per: Innanzitutto eliminare il periodo di 4 anni richiesto per l'accesso alla cittadinanza italiana, periodo introdotto nel 2018 dal cosiddetto decreto Salvini, e di riportare il termine a 12 mesi, come già avviene negli altri Paesi Europei. Garantire a coloro i quali sono nati e cresciuti in Italia da genitori immigrati di essere considerati, e quindi riconosciuti per legge, italiani così da poter acquisire automaticamente la cittadinanza.


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