All'improvviso tutti si svegliano: il governo Monti si dimentica di far pagare l'Imu alla Chiesa
L'estate sta finendo, ed è tempo che finisca anche la tregua concessa a Monti per far pagare l'Imu anche agli immobili di proprietà ecclesiastica. Un privilegio che, in tempi di gravissima crisi economica, sembra ingiustificato a chiunque. Tranne che alle gerarchie ecclesiastiche e ai suoi fedelissimi sostenitori. Ma è realmente pensabile che questo governo provvederà?
Ieri Milano Finanza, con un articolo di Roberto Sommella, ha scoperto gli altarini. Parlando di vera e propria "grande beffa dell'Imu dovuta dalla Chiesa". Mentre gli altri cittadini dovranno versare la terza rata dell'ex Ici, sarebbe "letteralmente sparito dai radar parlamentari il regolamento con cui il governo avrebbe dovuto finalmente mettere nero su bianco le nuove modalità di pagamento" dell'imposta per gli immobili religiosi ad uso commerciale (e non solo: anche per partiti, fondazioni, sindacati).
La Commissione industria del Senato aveva infatti approvato un emendamento al decreto 'Cresci Italia' per eliminare l'esenzione di cui godono gli immobili ecclesiastici ad uso commerciale. Manca però il decreto del ministero dell'Economia, guidato da Vittorio Grilli, per fissare i criteri di tassazione. "Senza il decreto", fa notare Sommella, "la nuova Ici è una pistola caricata a salve, o meglio, a salmi".
Nei mesi scorsi si era parlato molto del ripristino dell'imposta sugli immobili anche per le strutture della Chiesa. Il cardinale Angelo Bagnasco aveva lamentato un attacco chiudendosi a riccio, ma poi era sembrato più disponibile. Si sono diffuse voci su un accordo tra Monti e vertici vaticani, tra cui il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. L'esecutivo aveva annunciato di introdurre l'Imu anche per gli enti ecclesiastici.
Il percorso però si è rivelato molto accidentato, tra conferme, smentite e rettifiche. Le scuole private cattoliche, dopo le lamentele delle congregazioni che le gestiscono, avevano protestato. Istituti che si fanno pagare già profumatamente per le rette degli studenti, ma che con un'opportuna modifica dei criteri per definire un'ente 'commerciale' venivano comunque salvati dal governo.
Nonostante il tira e molla — che sempre più somiglia ad un gioco delle parti volto ad allungare i tempi e sedare l'opinione pubblica — il rischio è che ora la Chiesa mantenga i suoi privilegi per cavilli tecnici. Repubblica scrive oggi che il Tesoro, imbarazzato, cercherà di metterci una pezza. Staremo a vedere.
Lo scorso dicembre l'Uaar aveva evidenziato la lunghissima serie di privilegi ed esenzioni di cui godono gli immobili di proprietà ecclesiastica nella sua inchiesta sui costi della Chiesa. E' stata una delle poche voci che aveva rilevato lo scarso sprint di questo governo 'clerical-tecnico', così solerte e operoso su altri fronti che alleggeriscono i portafogli dei cittadini, nel rimettere in discussione i privilegi fiscali della Chiesa. E già a febbraio aveva notato come, "annunciata la legge", fosse stato trovato l'inganno. Si è tuttavia preferito far finta di niente. Fino all'odierno ritorno di fiamma.
Ma l'impressione è che un governo come quello attuale, così pieno di esponenti cattolici, per di più guidato da un premier come Mario Monti — così assiduo nelle visite al papa — non abbia la minima intenzione di intervenire, a meno che non vi sia costretto. E il governo che uscirà dalle prossime elezioni avrà a sua volta la voglia e il coraggio di intervenire, per intaccare una rendita di posizione della Chiesa sempre più evidente? C'è purtroppo da dubitarne, visti i precedenti.
Dato che la questione dei privilegi fiscali della Chiesa – in particolare l'esenzione dall'Ici – è stata sollecitata in sede comunitaria, l'Uaar ha segnalato l'insostenibilità di tale situzione alla Commissione Europea e al commissario europeo per la concorrenza Joaquin Almunia.
L'associazione
AGGIORNAMENTO DEL 6 SETTEMBRE. Le proteste hanno sortito un primo effetto: il ministro dell'economia Grilli ha ufficialmente comunicato di aver inviato (guarda il caso, proprio ieri) la propria proposta al Consiglio di Stato al fine di raccogliere il necessario parere.
Ieri Milano Finanza, con un articolo di Roberto Sommella, ha scoperto gli altarini. Parlando di vera e propria "grande beffa dell'Imu dovuta dalla Chiesa". Mentre gli altri cittadini dovranno versare la terza rata dell'ex Ici, sarebbe "letteralmente sparito dai radar parlamentari il regolamento con cui il governo avrebbe dovuto finalmente mettere nero su bianco le nuove modalità di pagamento" dell'imposta per gli immobili religiosi ad uso commerciale (e non solo: anche per partiti, fondazioni, sindacati).
La Commissione industria del Senato aveva infatti approvato un emendamento al decreto 'Cresci Italia' per eliminare l'esenzione di cui godono gli immobili ecclesiastici ad uso commerciale. Manca però il decreto del ministero dell'Economia, guidato da Vittorio Grilli, per fissare i criteri di tassazione. "Senza il decreto", fa notare Sommella, "la nuova Ici è una pistola caricata a salve, o meglio, a salmi".
Nei mesi scorsi si era parlato molto del ripristino dell'imposta sugli immobili anche per le strutture della Chiesa. Il cardinale Angelo Bagnasco aveva lamentato un attacco chiudendosi a riccio, ma poi era sembrato più disponibile. Si sono diffuse voci su un accordo tra Monti e vertici vaticani, tra cui il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. L'esecutivo aveva annunciato di introdurre l'Imu anche per gli enti ecclesiastici.
Il percorso però si è rivelato molto accidentato, tra conferme, smentite e rettifiche. Le scuole private cattoliche, dopo le lamentele delle congregazioni che le gestiscono, avevano protestato. Istituti che si fanno pagare già profumatamente per le rette degli studenti, ma che con un'opportuna modifica dei criteri per definire un'ente 'commerciale' venivano comunque salvati dal governo.
Nonostante il tira e molla — che sempre più somiglia ad un gioco delle parti volto ad allungare i tempi e sedare l'opinione pubblica — il rischio è che ora la Chiesa mantenga i suoi privilegi per cavilli tecnici. Repubblica scrive oggi che il Tesoro, imbarazzato, cercherà di metterci una pezza. Staremo a vedere.
Lo scorso dicembre l'Uaar aveva evidenziato la lunghissima serie di privilegi ed esenzioni di cui godono gli immobili di proprietà ecclesiastica nella sua inchiesta sui costi della Chiesa. E' stata una delle poche voci che aveva rilevato lo scarso sprint di questo governo 'clerical-tecnico', così solerte e operoso su altri fronti che alleggeriscono i portafogli dei cittadini, nel rimettere in discussione i privilegi fiscali della Chiesa. E già a febbraio aveva notato come, "annunciata la legge", fosse stato trovato l'inganno. Si è tuttavia preferito far finta di niente. Fino all'odierno ritorno di fiamma.
Ma l'impressione è che un governo come quello attuale, così pieno di esponenti cattolici, per di più guidato da un premier come Mario Monti — così assiduo nelle visite al papa — non abbia la minima intenzione di intervenire, a meno che non vi sia costretto. E il governo che uscirà dalle prossime elezioni avrà a sua volta la voglia e il coraggio di intervenire, per intaccare una rendita di posizione della Chiesa sempre più evidente? C'è purtroppo da dubitarne, visti i precedenti.
Dato che la questione dei privilegi fiscali della Chiesa – in particolare l'esenzione dall'Ici – è stata sollecitata in sede comunitaria, l'Uaar ha segnalato l'insostenibilità di tale situzione alla Commissione Europea e al commissario europeo per la concorrenza Joaquin Almunia.
L'associazione
AGGIORNAMENTO DEL 6 SETTEMBRE. Le proteste hanno sortito un primo effetto: il ministro dell'economia Grilli ha ufficialmente comunicato di aver inviato (guarda il caso, proprio ieri) la propria proposta al Consiglio di Stato al fine di raccogliere il necessario parere.
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