domenica 18 dicembre 2011
Il faro
Foto di Stefano Giorgio Ricci |
Prendemmo la torre,
dove altre genti difesero la vita,
dove altre luci indicarono la via.
Cinque futuri uomini, cinque diversi destini,
alle spalle un futuro blu, gridando "abbiamo
preso la Torre, conquistato il fortino"
Mentre il vento scherzava le onde,
l'obiettivo scrutava l'ascesa di pelli instabili.
Imperturbato, indifferente allo scatto gentile,
scavava l'istante d'espressioni forzate.
Ricordo:
una mano bionda, subito dopo,
mi alterò il sorriso.
La ignorai, fingendo d'essere assorto.
Liquidai la distrazione:
un costume di bimba, quella stessa sera,
sussultò un altro destino.
Mi rideva alle spalle, acqua cheta,
intimidito e allarmato, nell'ascesa.
Quando raccontò l'impresa, stranito,
il sorriso mi precipitò
perdendosi nell'ascolto.
Non è la foto a parlare, non più:
è il sole che brucia;
il vento che spettina;
l'onda che canta,
il futuro che tesse la sua trama;
il passato che affila la sua lama
Salimmo, fino a dove si poteva andare, e,
rannicchiati, sovrastammo il mare.
Inebriati dalla troppa pelle.
Rimasi arroccato, semincosciente,
fino a quando una certezza umida
mi restituì ai sensi.
Lucore di stelle.
Il sorriso, la pelle, il corpo tutto
ardevano per chi, riacquisito fuoco, era obiettivo
e sgomento.
dove altre genti difesero la vita,
dove altre luci indicarono la via.
Cinque futuri uomini, cinque diversi destini,
alle spalle un futuro blu, gridando "abbiamo
preso la Torre, conquistato il fortino"
Mentre il vento scherzava le onde,
l'obiettivo scrutava l'ascesa di pelli instabili.
Imperturbato, indifferente allo scatto gentile,
scavava l'istante d'espressioni forzate.
Ricordo:
una mano bionda, subito dopo,
mi alterò il sorriso.
La ignorai, fingendo d'essere assorto.
Liquidai la distrazione:
un costume di bimba, quella stessa sera,
sussultò un altro destino.
Mi rideva alle spalle, acqua cheta,
intimidito e allarmato, nell'ascesa.
Quando raccontò l'impresa, stranito,
il sorriso mi precipitò
perdendosi nell'ascolto.
Non è la foto a parlare, non più:
è il sole che brucia;
il vento che spettina;
l'onda che canta,
il futuro che tesse la sua trama;
il passato che affila la sua lama
Salimmo, fino a dove si poteva andare, e,
rannicchiati, sovrastammo il mare.
Inebriati dalla troppa pelle.
Rimasi arroccato, semincosciente,
fino a quando una certezza umida
mi restituì ai sensi.
Lucore di stelle.
Il sorriso, la pelle, il corpo tutto
ardevano per chi, riacquisito fuoco, era obiettivo
e sgomento.
Trascorso il momento, le combinazioni
si muovevano velocemente
verso nuove sfide.
Certezze d'otturatore.
si muovevano velocemente
verso nuove sfide.
Certezze d'otturatore.
Una fotografia racconta
ciò che le si fa narrare, fino a soffocare
in ciò che la circonda. Lo scatto farà sorridere
i ricordi, accantonati i risvolti, cavalcando l'onda.
Perdendo l'anima.
Trattenuto il respiro,
fino all'asfissia degli occhi,
riuscii a sentire il mondo ripartire in convulsione
di gambe, in sfida di gradini:
arrampicandomi sulle mani, le gambe
mi fecero da strada.
Trent'anni dopo,
osservando oltre il lampione,
mi scorrono davanti le luci del faro.
Nella penombra dell'interprete, infinite
salite si scalano lentamente, affastellate,
attraverso sentieri improvvisi
fuggite
alla presa.
Stefano Giorgio Ricci - poliziotto
ciò che le si fa narrare, fino a soffocare
in ciò che la circonda. Lo scatto farà sorridere
i ricordi, accantonati i risvolti, cavalcando l'onda.
Perdendo l'anima.
Trattenuto il respiro,
fino all'asfissia degli occhi,
riuscii a sentire il mondo ripartire in convulsione
di gambe, in sfida di gradini:
arrampicandomi sulle mani, le gambe
mi fecero da strada.
Trent'anni dopo,
osservando oltre il lampione,
mi scorrono davanti le luci del faro.
Nella penombra dell'interprete, infinite
salite si scalano lentamente, affastellate,
attraverso sentieri improvvisi
fuggite
alla presa.
Stefano Giorgio Ricci - poliziotto
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