Luigi Di Maio lo ha detto a chiare lettere: il M5S è il primo partito nel Paese, con una vittoria su tutto il territorio ma particolarmente accentuata al sud. Anche per queste ragioni, i grillini si aspettano che il presidente della Repubblica affidi loro il mandato di andare a caccia di una maggioranza. Un quadro che il giovane candidato premier M5S ha già cominciato a tracciare quest’oggi, dichiarandosi aperto a proposte e confronti sui nuovi Presidenti delle Camere, che potrebbero andare a due figure della minoranza. In cambio, naturalmente, di un appoggio al primo governo pentastellato della Repubblica. Chi potrebbe appoggiarlo? Il Pd a guida Renzi ha escluso più volte questa possibilità, ma se la linea del partito di fronte a questa sciagura elettorale dovesse cambiare, si potrebbe tornare alla casella di partenza, cioè al famoso incontro in streaming del 2013, ma a parti invertite: allora fu Bersani a chiedere l’aiuto per un governo che non sarebbe mai nato, ma oggi condizioni e premesse sono molto diverse.
Esiste anche la remota possibilità di un governo che farebbe tremare i polsi a Bruxelles, un tandem M5S-Lega, anche se nessuno dei due partiti ha intenzione di rinunciare a palazzo Chigi. Naturalmente, se i voti mancanti ai 5 Stelle arrivassero da sinistra, l’esecutivo potrebbe operare più sul fonte dei diritti, del welfare e del lavoro. Diversamente, se si dovesse tentare un asse con Salvini, il baricentro si sposterebbe più sui temi della sicurezza, del protezionismo economico e della possibilità di valutare l’uscita dall’euro. Insomma, due strade molto, molto diverse. |
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