Sembra non avere fine l'elenco dei beneficiati di consulenze e affidamenti da parte del consorzio informatico pubblico. Ancora parenti, amici e cortigiani il fatturato cala ma dipendenti e consulenti aumentano. È quello che il bilancio del Csi di quest'anno presenterà ai propri soci. Dai 179 milioni del 2005 si è passati ai 176 del 2008 per scendere ancora a 166-168 milioni dell'esercizio in corso. Contestualmente le buste paga sono salite, da 1.150 alle 1.195 di quest'anno. Delle risorse complessive 63 milioni se ne sono andate in affidamenti esterni di varia natura e altri 4 per i quasi 150 consulenti. Una gigantesca macchina che produce ampi margini di sprechi e inefficienze – rilevate impietosamente dall'advisor Booz&Co, autore di una severa disamina della gestione dell'Ente – e che soprattutto suscita il sospetto che l'incredibile sfilza di assegnazione di lavori e incarichi siano frutto di criteri clientelari e familistici. Nelle precedenti puntate abbiamo visto come alla greppia del Consorzio si siano rifocillati in tanti, soprattutto chi poteva contare sulla frequentazione dei "giri giusti", sul sostegno di amici influenti, sulla garanzia di patronimici illustri, sulla fedeltà a un clan politico. Assieme al caso del tesoriere della Bresso, dell'ex sindaco Castellani, dell'ex socio di un assessore, della figlia di un senatore, e della serqua di vagheggini di corte, va rilevata la presenza di Daniela Giuffrida, stretta collaboratrice dell'assessore Bairati che nel 2008 per la redazione di testi del portale Piemontefeel, su incarico del comunicatore della presidente della Regione Giovanni Bressano, si è portata a casa 10mila euro, una manciata di spiccioli a mo' di anticipo del molto più sostanzioso incarico di 75mila euro per "dare un'accelerazione progettuale immaginando nuove sfide di rilevanza internazionale" della Regione. Va da sé che nelle attribuzioni di questi affidamenti nulla deve aver contato l'antica militanza in Lotta Continua, una lobby particolarmente attiva nel settore cinematografico-teatrale-giornalistico, né tantomeno il legame sentimentale con Sergio Toffetti, presidente di quel Virtual Multimedia Park, al centro di un'oscura vicenda con la Lumiq, gli studios della Hollywood subalpina.Ma il nome destinato a scatenare le più accese polemiche è quello di Osvaldo Saitta, nientepopodimenoche fratello minore di Antonino Saitta, presidente della Provincia di Torino, tra i soci del consorzio stesso. Per sovrintendere alla realizzazione del "Nuovo Centro di Competenza Specialistico per il Governo dei Servizi", scritto così nel contratto, con tutte le maiuscole del caso, il consanguineo dell'inquilino di palazzo Cisterna si è beccato nel 2008 70mila euro, più rimborsi spese e mensa aziendale.Il curriculum di Saitta junior è a dir poco scarno. Risulta essersi diplomato perito elettronico al Peano nel 1975 e, dopo aver frequentato alcuni corsi all'Elea di Ivrea (marketing e call center), ha lavorato tra Olivetti, Op di Scarmagno e in ultimo la Inva, società informatica della Regione Valle d'Aosta, sempre in posizioni di secondo piano (tanto per essere chiari, in quest'ultima esperienza professionale al primo punto nel CV sostiene che gli era richiesto di "fungere da traint d'union tra le strutture e il Csi"). Caspita. Non ci sarà nessun illecito di rilevanza penale, ne siamo certi, ma che uno dei soci pubblici abbia il fratello a libro paga dell'ente di cui deve sovrintenderne attività e indirizzarne la funzione, non è solo strano. È di cattivo gusto e segno di una singolare concezione familistica dell'amministrazione.
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