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sabato 1 settembre 2012

  • 31 ago 2012
  • Di Alessandro Sallusti

LE TELEFONATE INTERCETTATE ECCO CHI VUOLE FAR FUORI NAPOLITANOIl Quirinale smentisce «Panorama», la Procura no: ormai è guerra istituzionale

Per ridurre al silenzio i giornali non serve la legge sulle intercettazioni. Perché i giornali, all'occorrenza, il bavaglio se lo mettono da soli. La notizia svelata da Panorama che nelle intercettazioni segretate, Napolitano - al telefono con l'ex ministro Mancino - parlerebbe male di Berlusconi, Di Pietro e di alcuni pm palermitani ieri non è stata pubblicata da La Stampa e dal Messaggero, relegata nelle pagine interne da Repubblica e Corriere. Scelta professionale? Non credo. Viceversa, scommetto che oggi i medesimi quotidiani riserveranno titoloni all'indignata smentita di Napolitano: tutto falso, dice il capo dello Stato, dichiarazione che apparentemente cozza con il no comment di Mancino e gli imbarazzati distinguo dei pm (notizie parziali o inesatte) che le intercettazioni le hanno sentite.
GRATTACAPI Il presunto contenuto delle sue telefonate intercettate preoccupa il presidente Napolitano
Giornali che non hanno avuto alcuna remora a sbattere in prima pagina indiscrezioni sulle intercettazioni - altrettanto illegali - di Silvio Berlusconi (famosa quella sulla Merkel culona, mai allegata a un atto giudiziario), ora fanno quelli con la puzza sotto il naso e si stringono a difesa della vittima di turno. Ci risiamo con la macchina del fango a senso unico. La stampa di centrodestra dovrebbe stare zitta, perché se parla o scrive (leggi la casa di Montecarlo di Fini o la condanna di Boffo) sta complottando su mandato di qualcuno. Qui l'unico complotto è quello ordito lo scorso anno per mandare a casa il governo Berlusconi. Almeno fosse servito a qualche cosa. Stiamo messi molto peggio di un anno fa, e lo spread a 450 non fa più paura ai commentatori. Invece di emettere comunicati di solidarietà con il Quirinale, la sinistra e il governo Monti dovrebbero approvare subito una legge che regoli in modo civile le intercettazioni e il loro utilizzo mediatico, così come il centrodestra chiede da anni.
In ogni caso l'indignazione di Napolitano sbaglia obiettivo. Se ricatto è in corso, il Colle dovrebbe puntare l'attenzione nella zona grigia della procura di Palermo dove da anni alcuni magistrati hanno smesso di applicarsi alla giustizia, preferendo tessere le trame della politica, in combutta con quelli de Il Fatto, come ha anche ammesso, al congresso del neo partito comunista, il pm Ingroia. Lo stesso che custodisce le intercettazioni di Napolitano e che ieri sera era a gigioneggiare (cosa che dovrebbe essere vietata) in diretta tv. Con un ghigno che la dice lunga. Ne vedremo delle belle.

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