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martedì 2 dicembre 2014
Pizzo, usura e commercianti Ricerca dell’Università: niente denuncia però da quattro su dieci-corruzione l’allarme dei commercianti-Fosca Nomis (Pd), presidente della commis. legalità: "GIO', LIMONA' E COMPAGNI, COME FATE A NON SAPERE COME ATTUARE LA LEGALITA' (sintu, beni confiscati ecc) LA COMPAGNA (presidente) NON VI INFORMA--O VOI NON VOLETE SAPERE?--EH,EH--COSI' NON SI FA-VERO?"-eh-
Pizzo, usura e corruzione
l’allarme dei commercianti Ricerca dell’Università: niente denuncia però da quattro su dieci,Studio su quattro quartieri La ricerca dell’Università si è svolta con un fitto questionario presentato a 501 commercianti, artigiani i piccoli imprenditori che lavorano in Barriera di Milano, San Donato, Mirafiori e Santa Rita, Vanchiglia andrea rossi Non bastassero i fatti - e cioè gli arresti, le inchieste, le
condanne, lo spaventoso scenario ricostruito con il processo Minotauro -
e i ripetuti ammonimenti di persone come l’ex procuratore capo
Giancarlo Caselli, il radicamento della criminalità organizzata a Torino
e nel circondario emerge anche dalla percezione di chi a quei fenomeni e
alle sue prassi è più esposto: commercianti, artigiani, piccola
impresa. Una ricerca realizzata dall’Università su input della commissione per
la legalità istituita in Comune nel 2012 - proprio sulla scia di
Minotauro - mostra infatti che la percezione del fenomeno è ben presente
in chi fa impresa sul territorio. I docenti - il professor Rocco
Sciarrone e i suoi collaboratori Joselle Dagnes e Luca Storti - hanno
sottoposto 501 attività economiche in quattro zone (Barriera di Milano,
San Donato, Mirafiori Nord e Santa Rita, Vanchiglia) a un fitto
questionario. E sono arrivati alla conclusione che pizzo e usura sono
fenomeni tutt’altro che marginali. Per il 40 per cento degli
intervistati il pizzo è un problema reale a Torino. Addirittura l’8 per
cento ha conosciuto qualcuno che paga il pizzo in città e oltre il 2 per
cento ha ricevuto personalmente richieste. «Il fatto sorprendente, e
preoccupante», spiega Sciarrone, «è che un commerciante su quattro
afferma che, di fronte alla richiesta di pagare il pizzo, chiuderebbe o
si trasferirebbe. Significa che sono consapevoli del costo elevatissimo
di queste forme di illegalità dalle ricadute negative sul tessuto
economico». Ancora più diffusa è l’usura. Per il 71 per cento è un problema
rilevante. E lo è a maggior ragione per le ormai consolidate difficoltà
di accesso al credito. Quasi otto imprenditori su dieci denunciano
l’impossibilità (o quasi) di ottenere un prestito per far fronte alla
crisi. Perché? Le banche lo negano o chiedono tassi d’interesse troppo
elevati. In questo contesto, cadere nell’usura è più che un’eventualità.
Non a caso il 18 per cento degli intervistati ha conosciuto qualche
vittima in città, mentre solo l’uno per cento ne è stato coinvolto.
Discorso simile per la corruzione: è una piaga che soffoca il tessuto
economico per nove imprenditori su dieci. Ma soprattutto è un fenomeno
molto concreto, se è vero che tra i commercianti e gli artigiani che
hanno collaborato alla ricerca il 5,4 per cento ha conosciuto qualcuno
vittima di corruzione a Torino e il 4,4 ha ricevuto pressioni indebite
da politici, funzionari, pubblici ufficiali o figure ispettive. Serve un’azione incisiva, anche perché molti esercenti non conoscono
gli strumenti e le tutele che la legge offre a chi è vittima di pizzo,
usura o corruzione. E, inoltre, preoccupa una spiccata tendenza a farsi
da parte: quasi il 40 per cento degli intervistati rifiuterebbe - per i
più disparati motivi - di testimoniare in un processo per mafia. Una prima risposta è arrivata su sollecitazione di Fosca Nomis (Pd),
presidente della commissione legalità: formare i vigili perché possano
dare un contributo in materia di anti contraffazione e anti racket.
«Benché la polizia municipale non abbia competenze specifiche, spesso è
il primo contatto del cittadino, il primo soggetto a cui rivolgersi»,
spiega l’assessore ai civich Giuliana Tedesco. Bisognerà anche dare una risposta al tema insicurezza, percepito come
pesante in alcune zone, a cominciare da Barriera di Milano, dove quasi
il 90 per cento lamenta condizioni precarie. Il progetto speciale
«Aurora-Barriera» - con 2400 controlli a veicoli, 271 punti di
controllo, quasi 900 agenti impegnati, 150 tra arresti, denunce e accompagnamenti, 150 sequestri, un centinaio di interventi di mediazione
dei conflitti - sembra non essere sufficiente.
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